Fiori di loto, radici e pennelli

Una decina di anni fa, dopo la morte di mia mamma, tra suoi ricordi e le carte che stavo sistemando nel primo momento di sollievo dopo il grande dolore, avevo trovato alcuni fascicoli, lettere e un intero volume stampato sulla storia della sua famiglia. Stavo all’epoca iniziando il percorso di formazione in costellazioni familiari e trovare tutte quelle bellissime testimonianze fu davvero prezioso. Molti aneddoti e narrazioni erano scritti a mano da qualche antenato, le cronache del 900 e dunque più recenti erano state redatte a macchina da mio nonno, mentre quelle più antiche erano custodite in un volume stampato in carattere gotico, per me a mala pena leggibile. Decisi di creare un sito interattivo sulla mia genealogia pensando ai miei figli e pronipoti, per portare avanti il bellissimo lavoro di conservazione fatto fino a quel momento. Man mano che procedevo a ricostruire la genealogia, riuscivo a trovare con una certa facilità documenti, spunti, racconti di parenti, era incredibile. Ci ho messo un anno, è stato un progetto appassionante anche perché sostenuto dall’intenso lavoro su me stessa che stavo portando avanti con il grande cerchio dei miei maestri Marco Massignan ed Elena Dell’Orto.

Una mia cara amica, mi invita a passare una giornata in campagna vicino al Lago di Candia. Le avevo già raccontato che lì da qualche parte doveva esserci la villa di mio trisnonno (da parte di papà) il pittore paesaggista Giuseppe Camino. Lei, carinissima, decide di accompagnarmi alla ricerca delle mie radici e iniziamo proprio dalle rive del lago.

La giornata è incantevole, la superficie dell’acqua appena increspata dalla brezza è cosparsa di grandi fiori di loto, simbolo della mia fede buddista. Un richiamo.

Mi affido all’intuito lasciandoci condurre lungo le sponde dirigendoci poi verso Caluso.

Iniziamo a camminare nel borgo più antico, entriamo in una bella chiesa. Le grandi canne dell’organo sembrano voler dare il La. Le viuzze fuori sono pervase da un’atmosfera con lievi presagi settembrini. Poco più avanti parte un vicoletto intitolato a Giuseppe Camino.

Ci ravviviamo contente come due segugi, fino a scorgere – salendo dietro a una serie di vicoli fitti – la facciata ricoperta di edera che ben conoscevo, sfondo di una foto seppiata che ritrae i miei bisnonni e il loro buffo cane, Naughty Boy. Un’emozione fortissima, quasi lancinante, simile a quella che si prova in costellazione nel bosco quando si manifesta l’albero e l’energia per costellare.

Ma… come poter vedere meglio oltre il grande muro di pietra?

Ho suonato al citofono della villa vicino e siamo state accolte con una bellissima ospitalità e simpatia dai vicini della famiglia che ha acquistato villa Camino nel dopoguerra. Poi, la connessione e la sincronicità. Un incontro di sguardi e una bella luce. La Signora stava rientrando a casa con la spesa. Le ho detto di essere una discendente del pittore Camino e lei con grande generosità ci ha condotte nel giardino e nella vigna dei Nonni. Un abbraccio di bellezza, dolcezza, prosperità, fiducia, creatività, orgoglio di appartenenza. L’energia lieve e luminosa della nostra essenza.

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Sì desidero fare questa esperienza.