Quando il fuoco inizia a sussurrare, si avvolge sempre più svelto intorno alle fascine e poi improvvisamente divampa, crea tutt’attorno un regno di vuoto, sospeso e insondabile.
Meraviglia, paura, pura potenza: quel senso attonito che annulla il presente e riporta a un tempo senza inizio.
In quello spicchio di infinito che arde tra l’estate e l’inverno, sorgono le Pleiadi, le stelle della notte.
Per i contadini è il tempo di mettere i raccolti al riparo, di tornare al focolare. Secondo la tradizione celtica da questo momento il freddo, la coltre di neve e il cielo della notte, avranno supremazia sulle luci e i colori del giorno.
Samonios è un rituale di contemplazione e di passaggio. Allora, il velo che divide la terra dei vivi dal regno dell’aldilà si assottiglia e le fiamme che crepitano verso le stelle, invitano a una connessione fra i due mondi. Poi ardono, consumano, riducono in cenere. Distruzione del tempo cosmico e ricostruzione, nel silenzio avvolgente e fecondo del grande grembo.
Dieci anni fa ho partecipato all’antico e potentissimo cerimoniale di Samonios ad Ameno nei boschi attorno al lago d’Orta dove, il giorno seguente, avrei iniziato la mia formazione in costellazioni familiari.
Quello che avevo capito e che ora sentivo in ondate di brividi che mi percorrevano come a purificarmi, era che quel grande fuoco segnava per me un passaggio importante.
Avevo da poco perso mia Madre dopo una breve e fatale malattia. Dinanzi al corso ineluttabile del carcinoma che aveva scoperto, mi era venuto il desiderio di sciogliere tutte le nostre incomprensioni e riuscire ad abbracciarla come avrei sempre voluto, prima di dirci addio. Partecipai dunque al mio primo cerchio, senza sapere bene come funzionasse la tecnica. Me ne aveva parlato una mia amica e quel giorno pioveva grosso così.
Il potentissimo lavoro fatto aveva trasformato certe pesanti energie ‘lontane’ per levigare, nel fluire dei giorni lenti al capezzale, certi spigoli tra madre e figlia trasformandoli in preziosi attimi di dolcezza.Il mio desiderio era anche quello di potere accompagnare mia mamma nel momento del trapasso, anche se non ero sicura di essere degna di un compito tanto importante. Poi, ho avuto la benedizione essere con lei.
Mamma voleva stare qui; lottava come una guerriera per essere sempre la nostra Momi, premurosa e attenta ai bisogni di ognuno di noi, figli e nipoti. Respirava ormai con molto affanno; boccate secche che la tenevano viva come quando con i suoi sci da fondo faceva lunghe falcate nella neve bianchissima della Val Ferret. Adesso mi chiamava Paperina e mi carezzava i capelli. Non potrò mai più dimenticare.
Gli ultimi istanti, ho visualizzato noi, insieme, mano nella mano; lei, con grandi ali bianche mentre salivamo leggere su per le pendici zuccherine del Monte Bianco. Siamo arrivate in cima, lei mi appariva affaticata, ma serena.
Un attimo di indecisione. Quell’attimo sospeso, terribile e magnifico. Mi ha guardato con occhi trasparenti e infiniti. Vai mamma, adesso puoi fidarti di me. Siamo arrivate insieme fino a qui.
Io devo restare. Tu vola via serena. Un ultimo sguardo luminoso e bello fino a che il velo di tristezza se n’è andato. Poi, mi sono avvicinata e ho soffiato come fa il vento nelle gole della montagna e la sua anima si è librata, lieve come una piuma.
Davanti al fuoco di Samonios avevo portato un suo scialle morbidissimo nel quale mi avvolgevo per sentire ancora il suo profumo e tenermela vicino. Pensavo a lei, al suo modo fresco e semplice, ai suoi bei capelli bianchi quando… a un certo punto è come se il fuoco mi avesse sussurrato che era giunto il momento di lasciarla andare, di sciogliere quell’ultimo abbraccio e trasformare quell’amore in nuova energia.
A quel grande falò ho affidato senza indugio l’adorato scialle che è diventato fuoco, poi brace. Il giorno dopo c’era un sole magnifico. Noi, nuovi amici in cerchio, con un bellissimo desiderio di leggerezza e un grande scopo: imparare a lasciare andare, trasformare per noi e per gli altri quelle catene che non permettono all’amore di fluire nella sua abbondanza e bellezza.
Il 31 ottobre 2009, con i miei maestri Marco Massignan ed Elena dell’Orto iniziavo il mio cammino per diventare facilitatrice in costellazioni familiari e risoluzione del trauma Per loro e il prezioso cammino fatto insieme, tanta e luminosa gratitudine.
Un abbraccio bello grande e buona Vita a tutti voi, parte di questo bellissimo percorso.
Questa sera, vi prego, evochiamo insieme energie del bene ed entità di luce. Il mondo ha bisogno di tanto amore.