Io, noi, Uno.

Ricordo il mio primo slancio mistico in una foto in bianco e nero. Ci siamo mia sorella e io ritratte da dietro. Siamo rivolte verso una piccola cappella votiva imbiancata di neve. Imbacuccate con i nostri maglioni uguali fatti dalla nonna e molto compunte, con i piedi un po’ in fuori. Le nostre preghiere ‘paperine’ erano sicuramente molto tenere, come noi in quella foto. Darei qualsiasi cosa in questo momento per trovarla.

E niente, è per raccontarvi un po’ della mia relazione con il Divino.

Mio padre si dichiarava un fiero mangiapreti. Lo era anche mia madre, ma senza grandi proclami. Preferiva rimanere sul neutrale. Quando qualche anno più tardi con una mia amichetta, di nostra iniziativa siamo finite nella sacrestia vicino a casa per imparare a fare le chirichette e leggere le lettere degli Apostoli a Messa, ricordo solo che la mamma mi aveva ripresa severamente dicendo che prima di intraprendere questo tipo di iniziative era il caso di imparare perlomeno a leggere decentemente. Come darle torto?

Le poche volte che andavo in Chiesa da bambina alle feste comandate mi veniva di fisso la ridarella quando non ero sopraffatta da pensieri terribili sui santi e tutta la popolazione celeste. Mi sentivo un mostro da scomunicare e lottavo con quella vocina interiore veramente molto mefitica. Ho compiuto diligentemente il percorso della Prima Comunione ripetendo in maniera quasi naturale quello che ci aveva suggerito la suora catechista: “Sul sagrato della chiesa a tutti i vostri cari direte che è il giorno più bello della vostra vita, vero?”

Io comunque ho fatto la brava e nelle foto ufficiali sembro abbastanza presa bene.

Io ero felice soprattutto per un regalo: un album porta foto di finta madreperla – oggettino ricercato che mai e poi mai mi sarei sognata di ricevere in condizioni normali – e invece alla festa della comunione certe zie per fortuna si scatenano e io con quell’album dagli improbabili canoni estetici, ero veramente al settimo cielo.

Oggi la mia fede è piena di bellissimi colori. Onoro una grande Legge nell’Universo che risplende dentro tutti noi. Onoro le differenze e gli aneliti di ogni anima che ricerca con sincerità. Rispetto tutte le religioni e il loro messaggio originario; sappiamo bene che tutto il resto, sono disegni politici e ombre di poteri oscuri.

Se entro in una chiesa, faccio il segno della croce. Se entro in un tempio mi tolgo le scarpe e offro incensi.

Quando ero bambina, con il coro dei Piccoli Cantori ho cantato nella Passione secondo San Matteo di Bach e mi commuovo tutte le volte che la ascolto. Poi da grande, sempre in coro, ho cantato alcune delle più belle arie della musica sacra di tutti i tempi. Mozart, Palestrina, Vivaldi, Pergolesi. In quei momenti, attraverso la mia voce, ero in contatto con qualcosa di immenso.

Adoro la magnificenza delle imponenti cattedrali gotiche e non di meno la semplicità di una riunione di preghiera in casa di una amica. Mi incanto quando vedo un devoto inginocchiarsi o accendere una candela; o uno sciamano invocare la bellezza di madre Natura con il battito del suo tamburo potente. Sento il grande abbraccio divino quando sono nel bosco e il mio intuito si risveglia per sostenere chi ha intrapreso un suo cammino di ricerca con le costellazioni familiari.

Alcune delle mie più care amiche hanno una profonda fede cristiana, altre come me sono buddiste, altre ancora sono mussulmane. Abbiamo condiviso pensieri belli al fresco di una mattina estiva al parco, unite nel desiderio di espandere il nostro movimento per Kosen Rufu (la rivoluzione umana di ognuno di noi per un mondo di pace e fratellanza).

Con altre abbiamo pregato, ognuna a modo suo, mettendo le mani in pasta mentre preparavamo il Dolce di San Giovanni, il bellissimo progetto della mia amica Paola per il rinnovamento e la rinascita.

Con altre sorelle abbiamo vissuto momenti di serenità all’Hammam e poi ascoltato le preghiere del Muezzin. Per scrivere Cuore Meccanico, il mio romanzo ambientato nel mondo islamico, ho letto e apprezzato i versetti del Corano che hanno poi ispirato la storia e le avventure di Faruk.

Ho ricevuto il Darshan di Amma e danzato sotto alla pioggia benevola dei suoi petali di rose. Mentre ero in India con mio figlio abbiamo pregato in un tempietto Induista e poi di fronte all’oceano dinanzi a uno storno di gabbiani che si sono librati nell’aria tersa per salutare e accompagnare l’anima di suo padre, in fin di vita.

Ho un amatissimo parente che è frate cistercense al Convento di Lérins in Francia. Fratel Cipriano ha preso i volti da giovane e vive su un’isola magnifica e solitaria davanti al litorale di Cannes. Nei silenzi di quieti sentieri e con i canti che risuonano tra le arcate dell’antico chiostro, insieme ai frati ho pregato con fervore per la felicità di noi tutti.

Questa sono io e questo è il mio mondo interiore. Credo nella potenza dei gesti e delle cose semplici. Non sento il bisogno di appartenere o di schierarmi. Soltanto di onorare il Bello e il Giusto che esiste in ogni cammino spirituale.

La mia stella del Nord è la pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin che ho abbracciato 28 anni fa. Mi ha da subito affascinato per il suo approccio laico e per la consapevolezza che ogni esperienza, anche la più dolorosa, può diventare una grande occasione di creazione di valore. E cosi è stato nella mia vita. Mi sono da subito impegnata a fare attività di fede, pratica e studio con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, realizzando grandi obiettivi e incoraggiando tantissime persone.

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Sì desidero fare questa esperienza.